PARTICELLE

 

Fondamentale per la possibilità di individuare i residui dello sparo è il fattore tempo: l’ideale sarebbe effettuare i prelievi sulle persone nell’immediatezza del fatto, o comunque il prima possibile, in quanto col tempo e con le azioni dei soggetti la quantità dei residui diminuisce rapidamente col passare del tempo.

 

J. Andrasko e A.C. Maehly  in “Detection of Gunshot Residues on Hands by Scanning Electron Microscopy” dopo aver effettuato prove sperimentali, sostengono che la ricerca di residui su prelievi effettuati 5 ore dopo lo sparo fornisce esiti negativi.

 

Le particelle più grandi (> 10 µm) sono quelle che vengono perse per prime, quindi col passare del tempo è più probabile trovare piccole quantità di particelle minori (< 3 µm). Particelle di grandi dimensioni trovate dopo molte ore dallo sparo sono più probabilmente particelle dovute alla contaminazione ambientale. Diverso è il discorso per i prelievi effettuati sui vestiti: le particelle restano intrappolate nella trama del tessuti e possono resistere per periodi più lunghi.

 

Nella pubblicazione“SEM/MPA firearms discharges residues” e nell’articolo di J.S. Wallace e J. McQuillan “Discharge Residues from Cartridge-operated Industrial Tools” è indicato come tempo massimo tra lo sparo e il prelievo 2 ore, mentre nell’ “Handbook of Firearms and Ballistics” di Brian J. Heard sono indicate 3 ore.

 

In “Firearms, the Law and Forensic Ballistics” di T. A. Warlow viene stabilita come finestra temporale in cui è ancora possibile trovare dei residui di sparo  un periodo tra le 2 e le 4 ore.

 

Inoltre è bene tenere a mente che un risultato positivo della ricerca di residui da sparo non implica necessariamente che la persona su cui è avvenuto il prelievo abbia esploso il colpo: potrebbe essere stata  nelle immediate vicinanze, oppure potrebbe aver maneggiato un’arma utilizzata in precedenza da un’altra persona, oppure potrebbe essere stata contaminata dall’ambiente circostante o dal contatto con persone che hanno fatto uso di un’arma.